Il Potere delle Parole: La Comunicazione Nonviolenta

Dietro alle parole c’è tanto: posso essere dei veri ponti che permettono di incontrarsi.

Comunicare è l’arte di mettere in comune, dialogare con il cuore, vedere chi abbiamo davanti, esprimere emozioni e bisogni, senza cadere nella trappola del linguaggio che crea barriere.

Come sono le tue parole?
Sono generative e aiutano a costruire il dialogo o alzano muri?

In questo laboratorio portiamo l’attenzione alla differenza tra la comunicazione indiretta e la comunicazione diretta. Conoscere il potere delle parole ci permette di costruire delle frasi in cui le parole esprimono i nostri sentimenti e bisogni, senza ferire l’altro. Riconoscere quando le parole sono utilizzate in modo indiretto dalle altre persone ci permette di non rispondere alla lettera alle parole che ascoltiamo, ma cercare di comprendere il sentimento e il bisogno che queste parole stanno cercando di esprimere, anche se con una formula sbagliata.

“A che serve parlare con te? Non ascolti mai!”
è un modo indiretto per dire: “Ho bisogno di ascolto e comprensione.”

Proviamo a ripercorrere le 4 possibilità che offre Marshall Rosenberg con il metodo della Comunicazione Nonviolenta, come risposta a una frase stimolo:
– reagisco incolpandomi
– reagisco aggredendo
– mi collego ai miei bisogni
– mi collego ai bisogni dell’altro

Le Parole sono incantesimi.
Imparare a utilizzare le parole ripulendo la frase da tutte quelle parole che contengono o esprimono un giudizio, ci permette di dare voce a un dialogo generativo per non  arrivare allo scontro che allontana.

Il laboratorio è esperienziale suddiviso in 3 incontri di 2 ore.

Nel primo incontro avrai delle informazioni base di cosa significa la parola Comunicazione e cosa significa la parola Nonviolenza.

In genere la comunicazione che conosciamo si basa sulla prevaricazione e possiamo paragonarla con una metafora al gioco del tennis, dove devo mettere a segno un punto a mio favore con la mia migliore strategia per spiazzare l’altro. Io vinco se tu perdi.

Invece la Comunicazione Nonviolenta può essere paragonata alla metafora del gioco dei racchettoni; apparentemente sono gli stessi strumenti, ma qui devo mantenere la pallina in gioco il più a lungo possibile. La pallina è metafora del dialogo, e in questo modo di comunicare l’altro mi serve.

Per entrare in questa modalità di comunicazione iniziamo a conoscere piccoli strumenti, sostenibili da tutti, e nel primo incontro ci occuperemo del linguaggio giudicante.

Il primo passo della Comunicazione Nonviolenta è l’osservazione, utilizzando un linguaggio neutro.

Parleremo delle etichette, che giudicano persone e situazioni.

Iniziamo a stravolgere il nostro linguaggio per iniziare a osservare ciò che accade da un altro punto di vista.

 

Nel secondo incontro faremo esperienza dei passi che coinvolgono i sentimenti e i bisogni.

Questo è il nucleo di una comunicazione generativa. Comprendere quali sentimenti vivono in noi, responsabilizzandoci di ciò che sta succedendo, per comprendere quale bisogno chiede di essere soddisfatto. I sentimenti sono delle sentinelle a cui dobbiamo prestare attenzione.

 

Nell’ultimo incontro generiamo la richiesta, che è sempre qualcosa che soddisfa il mio bisogno e arricchisce la mia vita. La richiesta, molto diversa dalla pretesa, può essere generata solo dopo i passaggi precedenti che mi aiutano a comprendere con uno sguardo neutro cosa sta succedendo.

 

Tutti gli incontri avranno una parte esperienziale, per cui applicheremo sempre queste informazioni didattiche a episodi successi nella nostra quotidianità.

 

 

PAROLE CHIAVE:

dialogo generativo

miglioramento del clima delle relazioni

non-giudizio

riconoscimento dei sentimenti

riconoscimento dei bisogni

formulare una richiesta chiara

comunicazione diretta

empatia

Per richiedere nuove date scrivi a info@simonapavesi.it

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